Le birre belghe, sono molto famose e apprezzate in tutto il mondo, specialmente nel nostro paese, dove spesso sono sinonimo di birre di qualità e di birre molto alcoliche. C’è qualcosa che accomuna queste birre e che rende possibile raggruppare stili diversi sotto l’etichetta di birra belga: un corpo leggero, poca amarezza e un aroma di lievito che può esprimersi come piccante, fruttato o speziato.
Il termine birra belga è però molto generico, ed identifica più una provenienza geografica dello stile, il Belgio appunto, che una vera e propria tipologia di birra distinta.
Gli stili prodotti in Belgio e riportati comunemente sotto l’etichetta di birre belghe sono molteplici: le Belgian Ale, le birre Trappiste, le Golden Ale, le Dark Ale, le Lambic e le Wild Ale sono solo alcuni degli stili più apprezzati e riconoscibili.
Originariamente le birre prodotte in Belgio avevano un tratto in comune: la fermentazione con lieviti selvatici, ma le caratteristiche dei vari stili erano molto legate alle materie prime territoriali, e ciò comportava la presenza di moltissime birre diverse.
Oggi la maggiorparte della birra belga è prodotta industrialmente: due colossi delle bevande, inBev e Heineken, controllano quasi il 70% della produzione di birra in Belgio. Ciò implica una maggiore uniformità nei prodotti e negli stili.
Allo stesso tempo l’affermazione globale delle birre artigianali ha aperto le porte a nuove e vecchie craft brewery, che riprendono spesso tecniche di produzione antiche e materie prime “rustiche”, regalando al mercato un nuovo assortimento di birre belghe molto interessante.
La tradizione birraia in Belgio è decisamente antica: i primi scritti che suggeriscono che nella regione fiamminga si produceva birra risalgono addirittura all’epoca greca.
La produzione di birra veniva comunque svolta in ambito domestico, come negli altri paesi, fino all’epoca medioevale: in quel periodo, con l’ascesa di Carlo Magno, il Belgio si riempì di abbazie e monasteri, ed è proprio in questi luoghi che la produzione di birra iniziò ad essere “di massa”. I monaci producevano autonomamente l’orzo e il luppolo, e riuscivano a produrre quantitativi di birra decisamente abbondanti.
La tradizione delle birre belghe d’abbazia è ancora oggi molto popolare, anche se nel corso dei secoli altri produttori locali si affacciarono al mondo della produzione birraia.
Il primo documento ufficiale che parla degli stili di birra belga risale al 1851: nel suo libro “Traité complete de la fabrication des bières” il birraio Gorges Lacambre racconta di 20 diversi stili, tutti diffusi in specifici territori del paese.
Le birre belghe prodotte fino al 1800 avevano materie prime di base differenti, orzo, grano o farro; ciò che le accomunava era il processo di produzione che prevedeva un tempo di bollitura molto elevato, 9 ore in media, e una refrigerazione anch’essa particolare.
Il raffreddamento delle birre avveniva infatti in navi, e ciò permetteva alle botti di essere contaminate da lieviti selvatici che davano un carattere distintivo alle birre.
Nel corso del Novecento molti degli stili descritti da Lacambre scomparvero, e molti birrifici di piccole dimensioni chiusero o furono venduti ai colossi del mercato: il risultato fu che il numero di birrifici passò da 3000 nel 1900 a 115 nel 1990.
Oggi molti dei marchi più famosi di birra belga sono di proprietà del gruppo InBev e del gruppo Heiniken: Leffe, Jupiler, Belle-vue, Stella Artois, solo per citare i più noti; allo stesso tempo l’affermazione internazionale delle Craft Beer sta dando nuova linfa vitale ai piccoli produttori.
La birra belga non è famosa per l’aroma di luppolo: ad eccezione del sottostile Hoppy Ale, nelle altre tipologie l’aroma di luppolo e l’amarezza ad esso legata è praticamente assente. Il luppolo viene comunque utilizzato nella preparazione, anche se in minime quantità: il motivo è che una percentuale elevata di luppolo non è compatibile con il corpo leggero delle birre belghe fermentate con gli zuccheri. I luppoli più diffusi sono i luppoli alsaziani e tedeschi e i luppoli inglesi come l’East Kent Goldings.
Il malto nella birra belga è molto importante per l’aroma, anche se in ogni sottostile viene utilizzato in modo diverso. I cereali usati sono diversi: non solo orzo, ma anche grano, farro, avena o una combinazione di diversi cereali maltati e non maltati. Insieme ai cereali possono essere utilizzati zucchero, sciroppo di glucosio, miele o altri sciroppi dolcificanti. I malti Pale e Pilsner vengono usati anch’essi alternativamente, o in combinazione con altri malti speciali.
Nelle Birre belghe anche i lieviti variano molto in base al sottostile: nelle Lambic e nelle birre belghe speciali vengono ancora usati lieviti selvatici, mentre nella maggiorparte degli altri stili vengono usati lieviti Ale particolari creati appositamente, come il lievito Belgian Strong Ale, Belgian Abbey, o il French Saison.
Nonostante in Belgio vengano prodotti molti stili differenti, esistono delle caratteristiche comuni che ci permettono di parlare in modo più o meno univoco di birra belga:
La fermentazione in bottiglia è lo step finale della produzione delle birre belghe, e serve a far sprigionare appieno gli aromi di lievito che rendono la birra belga speziata e fruttata.
La prima fermentazione viene effettuata a caldo, con temperature molto elevate, ed è in questa fase che si definisce il corpo leggero e l’alcolicità: con la seconda fermentazione in bottiglia, effettuata sempre in un ambiente caldo, le caratteristiche organolettiche si stabilizzano così come gusto e aroma.
Quando si parla di birra belga in realtà si parla di molti stili diversi, con alcune caratteristiche in comune e molte differenze.
Possiamo dividere gli stili di birra belga in 5 macro-gruppi: le Belgian Ale, le birre Trappiste e d’abbazia, le Witbier, le Lambic e le Tart Ale of Flanders.
Ognuno di questi macrogruppi ha sottotipologie specifiche: vediamo un breve elenco che le racchiude e scopriamo quali differenze ci sono tra i 5 macrogruppi.
Le Belgian Ale sono le birre belghe più note: la maggiorparte delle birre belghe commerciali infatti appartiene a questa categoria. Le Amber Ale sono la tipologia più antica insieme alle Brown Ale, mentre le Blond Ale sono più recenti ma oggi più diffuse. A prescindere dal tasso alcolico, le Blond Ale vengono realizzate con malto Pale e vengono spesso lagerizzate, mentre le Amber e le Brown vengono cotte per più tempo e ciò le rende più scure e caramellizzate.
Le Christmas Ale sono le birre realizzate per la stagione invernale: si tratta di birre che, nella maggiorparte dei casi, risultano speziate, molto alcoliche, corpose e aromatiche.
Le Hoppy Ales, come suggerisce il nome, sono più luppolate delle classiche Belgian Ale: la loro diffusione non è molto capillare, ma negli ultimi anni sono sempre di più i birrifici craft che propongono birre belghe ispirate alle Hoppy Ale americane, ma con il caratteristico aroma di lieviti tipico delle Belgian Ale.
Infine abbiamo le Season e le Rustic Ale: si tratta di birre secche e molto aromatiche, realizzate con ingredienti locali prodotti in modo organico: esse presentano quasi sempre un aroma di cereali, un aspetto torbido, un retrogusto speziato, una secchezza rinfrescante ed un carattere pronunciato di lieviti.
Le birre trappiste e d’abbazia sono molto popolari; proprio per questo abbiamo scelto di trattarle separatamente. Esse appartengono comunque alla tradizione birraia fiamminga, e condividono con le altre birre belghe ingredienti di base e alcune tecniche di produzione.
Ad oggi la produzione in abbazia è molto limitata: la denominazione trappista viene infatti utilizzata anche per birre che in realtà sono prodotti industriali. Abbiamo approfondito l’argomento nella nostra guida alle birre trappiste.
Le birre Lambic sono quelle che più ricordano le antiche birre belghe fermentate con lieviti selvatici, spesso perché i metodi di produzione sono ancora gli stessi.
L’invecchiamento e la fermentazione con i lieviti selvatici sono il punto di forza di queste tipologie, che risultano secche, poco gassate e decisamente acidule. Nelle Fruit Lambic viene aggiunta frutta alla fermentazione, mentre la sottotipologia Gueuze prevede la miscela tra Lambic giovane e invecchiata.
Per approfondire le caratteristiche della famiglia Lambic, vi consigliamo la nostra guida dedicata.
Le Witbier sono le birre di grano belghe: si tratta di birre delicate e rinfrescanti dal gusto setoso, realizzate con orzo, grano non maltato e avena. L’aroma ricorda scorza di cedro o d’arancia, spezie, pera. La Witbier è una birra poco alcolica rispetto alle altre birre belghe, ed è molto apprezzata nei mesi estivi. Per approfondire le birre di grano ti consigliamo la pagina dedicata alle birre Weiss.
Anche queste birre appartengono alla famiglia delle birre acide: originarie della regione delle fiandre, queste birre scure dal colore marrone tendente al rosso sono vinose, acidule e a volte pungenti, ma con una dolcezza di fondo che ben bilancia l’acidità dovuta all’invecchiamento.
Le birre belghe, specialmente in Italia, sono molto apprezzate e diffuse: nella maggior parte dei casi però pub e birrerie propongono le birre belghe della grande distribuzione, che sono le più note al pubblico.
Non è un caso che tra le birre dei marchi commerciali ci siano molte analogie gustative: il 60% della produzione di birra del Belgio è infatti controllato da sole due aziende, InBev e Heineken.
Grazie al sempre maggiore interesse per le realtà craft, possiamo comunque trovare online e nei negozi specializzati birrifici artigianali o piccoli produttori che realizzano birre belghe di altissima qualità.
Ecco le nostre preferite, suddivise per tipologia:
Sulle birre belghe le informazioni possono essere riportate in tre lingue: francese, fiammingo e inglese. Per comodità, ecco una tabella con la traduzione italiana dei vari termini presenti sulle etichette della birra belga:
Chiunque sia stato in Belgio avrà notato che la maggior parte delle birre belghe viene servita in bottiglia. Questo perché, come abbiamo visto, la fermentazione in bottiglia rappresenta uno step fondamentale per l’acquisizione del particolare carattere che contraddistingue le Belgian Ale.
Per servire correttamente una birra belga occorre versare la prima metà in modo abbastanza rapido, con il bicchiere in posizione verticale, attendere che si compatti la schiuma e nel frattempo roteare la bottiglia per far si che i residui di lievito si mescolino bene e che la birra non sia opaca.
Per quanto riguarda la spillatura invece, si utilizza la tecnica belgo-olandese che prevede l’
Inclinazione iniziale del bicchiere e raddrizzamento durante il riempimento.
Il bicchiere dovrà essere riempito con un getto unico finchè la schiuma non strasborda, quindi bisognerà tagliarla con l’apposita spatola inclinata a 45° rispetto al bicchiere così da eliminare le bolle più voluminose. Infine il bicchiere va immerso in acqua fredda per rimuovere i residui di birra dalle pareti esterne.
Abbiamo visto che ci sono diverse tipologie di birra belga: di seguito una tabella con le temperature di servizio dei vari stili.
Uno dei dettagli che sicuramente gli appassionati di birre belghe avranno notato, è che ogni birra belga ha il suo bicchiere di servizio, non soltanto perché brandizzato: un bicchiere particolare aiuta infatti a sprigionare tutti gli aromi di una specifica birra o tipologia di birre.
Fatta questa premessa doverosa, possiamo comunque dire che, in linea di massima, il bicchiere più diffuso è quello tipo calice. Possono essere usati anche altri tipi di bicchieri come il tulip o lo snifler: consigliamo di consultare la nostra guida ai bicchieri da birra per conoscere i bicchieri adatti per ogni stile.